Disturbi d’ansia

Cos'è l'ansia

Una larga parte di noi ha avuto o potrà avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita.
L’ansia di per sé, tuttavia, non è un fenomeno anormale. Si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo e che si attiva quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. Nella specie umana l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie di fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini, ecc..

Tali fenomeni dipendono dal fatto che, ipotizzando di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo in ansia ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare in modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.
L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce un’ importante risorsa, perché è una condizione fisiologica, efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es. sotto esame).

QUANDO DIVENTA UN DISTURBO

Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, ingiustificata o sproporzionata rispetto alle situazioni,  siamo di fronte ad un disturbo d’ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni.

Fattori che aumentano la probabilità di sviluppare un disturbo d’ansia

  • Aver vissuto esperienze traumatiche o aver assistito a eventi drammatici durante l’infanzia.
  • Soffrire di malattie croniche (in particolare, cardiache, respiratorie, digestive e metaboliche) o l’aver sperimentato una patologia grave (per esempio, un tumore).
  • Essere stati esposti a una fonte di stress acuto intenso o a stress più modesti, ma ripetuti nel tempo.
  • Avere un profilo psicologico caratterizzato da una scarsa capacità di adattamento agli stimoli esterni e da una spontanea tendenza al nervosismo e alla preoccupazione.
  • Assunzione di sostanze (alcol, droghe, farmaci, caffeina, nicotina, estratti fitoterapici ecc.) che tendono a peggiorare la risposta allo stress e ad aumentare la tendenza all’ansia.

Oltre a sintomi psicologici, quali agitazione e irritabilità, la sindrome ansiosa si associa di norma a insonnia, alterazioni dell’appetito e a tutta una serie di manifestazioni fisiche caratteristiche (accelerazione del battito cardiaco, difficoltà respiratorie, aumento della sete, bisogno di muoversi in continuazione, gesti ripetitivi ecc.) che possono ridurre la qualità di vita in modo significativo.

SINTOMI
  • Indolenzimenti e contratture muscolari, tendenza a serrare i denti sia durante il giorno (digrignamento) sia durante la notte (bruxismo), voce tremante.
  • Ronzii alle orecchie, visione confusa, vampate, dolori localizzati privi di evidenti cause organiche.
  • Tachicardia, palpitazioni, dolori al centro del torace, cali di pressione, polso irregolare.
  • Senso di costrizione e oppressione al petto, difficoltà respiratorie, sensazione di soffocamento.
  • Aumento della frequenza urinaria, disturbi del ciclo mestruale e del desiderio sessuale.
  • Difficoltà a deglutire, difficoltà digestive, mancanza di appetito, nausea, vomito, diarrea.
  • Cefalea, vertigini, aumento della sudorazione, vampate oppure pallore, riduzione della salivazione.
  • Preoccupazione costante o ricorrente, ingiustificata o per motivi futili, pessimismo.
  • Irritabilità, incapacità a rilassarsi, ipersensibilità agli stimoli e trasalimenti, facilità al pianto, fobie specifiche.
  • Insonnia con difficoltà ad addormentarsi o sonno interrotto da incubi, problemi di concentrazione, ridotta capacità di memorizzazione.
TRATTAMENTO

La parola ansia da diversi anni a questa parte è un po’ abusata. Negli anni ’80 si abusava della diagnosi di “esaurimento nervoso”, che successivamente è stata modificata in “disturbo d’ansia”. Il denominatore comune è un esaurimento di risorse utili a far fronte agli stimoli ambientali che generano molto più stress di quanto non generassero prima. E’ importante non generalizzare e identificare se c’è un reale disturbo d’ansia e capire come e quando si manifesta.

Di fronte ad un disturbo d’ansia occorre innanzitutto capire quando i sintomi hanno avuto inizio, quali sono gli stress capaci di generare ansia, quali emozioni vengono attivate maggiormente (paura, rabbia, tristezza…) e come sono gli schemi mentali propri della persona che da sempre l’hanno guidata nella gestione dell’ansia.
E’ importante conoscere le dinamiche familiari e le persone appartenenti ai vari sistemi relazionali del paziente che possono aver sofferto d’ansia e che possono essere tutt’oggi ansiogene.

Una volta raccolti tutti gli elementi si riscoprono insieme le risorse non utilizzate e si costruisce un nuovo modello relazionale, cognitivo e comportamentale (dopo avere acquisito la capacità di decodificare le proprie emozioni) che aiuterà il paziente a gestire momenti difficili, riuscendo a dare la giusta priorità e importanza a ciò che gli accade e a valutare con la giusta misura gli eventi fino a prima stressogeni.