Mio figlio è cambiato

Una famiglia, costituita da padre, madre e due figli maschi, mi chiede un appuntamento perchè il figlio minore, di 26 anni, “è cambiato, è molto aggressivo e per questo in famiglia non c’è più pace”. Al primo incontro si presentano i genitori insieme al figlio minore, che per comodità chiamerò Andrea. Il figlio maggiore non è venuto perchè “non crede negli psicologi”. Andrea, invece, ha caldeggiato l’inizio di questa terapia. I genitori lamentano che Andrea, in seguito ad una vacanza, sia diventato molto silenzioso, scontroso, riservato, sia quindi molto cambiato rispetto a soli tre mesi prima, quando era affettuoso, partecipe, solare. “E’ cambiato molto” dice la mamma molto addolorata e aggiunge: “non gli posso più dire niente”. Andrea appare un ragazzo responsabile, educato, frequenta l’università, gli manca un esame alla laurea e nel frattempo svolge un lavoro full time.
Capisco che ciò che è in corso in questa famiglia è una “crisi” nel senso di “cambiamento”, ovvero un cambiamento di Andrea, una crisi evolutiva, come una crisi adolescenziale, anche se cronologicamente tardiva, che vede Andrea impegnato a costruire la sua personalità, rifiutando quella dei propri genitori (perchè è così che si diventa “grandi”), determinato a pretendere che gli vengano riconosciuti i suoi meriti, intento a ritagliarsi spazi molto personali, che prima venivano invasi, convinto di essere una persona matura, autonoma, ambiziosa e capace. Un uomo, insomma, non più il “bambino della mamma”. Andrea vuole essere trattato come tale, tagliando quel cordone ombelicale da una madre con cui aveva grande complicità, confidenza e affetto manifesto, fisico, reciproco.

Un altro cambiamento che la famiglia sta per subire è dato dall’imminente uscita di casa del figlio maggiore, di 35 anni, che risulta essere caratterialmente molto diverso dal fratello e poco incline a rendersi autonomo e indipendente. Ciò nonostante, i riflettori dei genitori sono inizialmente puntati solo su Andrea, considerato unica causa dell’attuale crisi. Ma in una famiglia, come in tutti i sistemi, c’è un membro che segnala il sintomo di una disfunzione che non riguarda solo lui ma tutti gli altri membri coinvolti, come un sistema ad ingranaggi che si è inceppato; per capire come riparare questo meccanismo bisogna studiare la funzione di tutte le rotelle e farle ripartire.

Analizziamo insieme le regole vigenti in famiglia e proviamo a riformularle, affinchè abbiano un senso e vengano condivise da tutti. Invito i genitori a ricordare le proprie esperienze di vita all’età di Andrea e chiedo loro di mettersi nei suoi panni per far sapere ad Andrea cosa loro farebbero al suo posto. In seduta modero le loro comunicazioni e i loro interventi, che spesso si sovrappongono impedendo il reciproco ascolto. Faccio in modo che ognuno provi a descrivere l’altro, cercando di dare spazio e valore anche ai punti di forza e non solo ai punti di debolezza rinfacciati in continuazione. Propongo loro “dei compiti a casa”, come appuntarsi commenti sui comportamenti dell’altro, e suggerisco ad Andrea di invitare la madre a cena fuori per parlare di loro. Questa cena porta ad una svolta perchè Andrea e la madre riescono a discutere, da soli, senza intromissioni di altri, e attenti a non esagerare nei toni perchè sono in un luogo pubblico e devono mantenere la calma. Emergono argomenti importanti che vengono chiariti e sviluppati, in modo tale che sia la madre sia Andrea cominciano a cambiare atteggiamento reciproco. Davanti alla madre sofferente e commossa, Andrea dice: “mi spiace che soffri, ma cosa ci posso fare? Devo crescere”.

Da allora la madre diventa più serena, capace di rispettare i bisogni di Andrea e di comprendere e apprezzare il fatto che lui voglia diventare un uomo, riuscendo così a leggere in modo completamente diverso i nuovi comportamenti del figlio. Andrea si dimostra più rispettoso della madre, non reagisce più con cattiveria alle sporadiche invasioni dei genitori e comincia di nuovo a prendere parte alla vita familiare. Il padre non deve più fare da mediatore o da assoluto complice della madre, perchè riconquista un proprio ruolo, molto apprezzato dal figlio. I genitori continuano ad avere una relazione colma d’affetto e di intesa, con molte meno tensioni originate dalle preoccupazioni per i figli.

Complessivamente gli incontri sono stati 9, alcuni con padre, madre e Andrea, uno con solo Andrea, altri con solo la madre o con solo la madre insieme ad Andrea. Abbiamo deciso di riunirci ancora a distanza di tre mesi, per monitorare i cambiamenti avvenuti in seguito all’uscita di casa del figlio maggiore. Sono certa che tutto andrà bene…

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